SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE ENOGASTRONOMICA

Direttrice didattica ELSA MENEGOLLI

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Evoluzione birra artigianale italiana

Ricordo quando circa 25 anni fa, mi recai nello sconosciuto paese di Limido Comasco poiché girava voce di una birra innovativa.

Fu amore a primo assaggio.

Agostino Arioli fondatore e birraio del Birrificio Italiano, mise in discussione tutto ciò che avevo bevuto fino ad allora. Il profumo del luppolo, il voluminoso cappello di schiuma, l’utilizzo di ingredienti naturali e di qualità e la non filtratura diedero origine alle birre artigianali.
Con l’idea di utilizzare per la prima volta il dry hopping su una pils e successivamente con la conquista del titolo di miglior pils al mondo, il birrificio allora conosciuto a pochi, divenne in un attimo al centro delle cronache birraie e rivoluzionò (insieme a pochi altri) la produzione italiana.

 

Photo credit: https://www.birrificio.it/

 

Da allora vi fu una crescita degli impianti e della produzione homebrewing e grazie alla capacità di sperimentare di noi italiani, vi fu una gara a chi produceva birre più particolari con ingredienti locali e abbinamenti fantasiosi.
Castagne, miele, canapa, ciliegie, fiori e la stagionatura in botti sono solo alcuni esempi dei mix che i birrai andavano a creare, usando stili diversi appresi dalla Germania, dal Belgio e dagli inglesi.

Successivamente con l’intuizione avuta da Nicola Perra di aggiunger mosto d’uva nella birra, nasce lo stile italian grape ale riconosciuto per la prima volta nelle linee guida di bjcp.

 

Photo credit: https://www.barley.it/

 

Ad oggi il movimento italiano è in continua evoluzione ed ha ancora molto da stupire.

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