SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE ENOGASTRONOMICA

Direttrice didattica ELSA MENEGOLLI

degustazione vino

Hospitality in cantina : inizia il fermento per la stagione 2023

Il tema bollente di questa nuova annata enoturistica non può che essere l’hospitality in cantina. Sì, perché fare ospitalità ormai la sanno fare tutti, chi più, chi meno, chi bene e chi in modo raffazzonato. Ma farla bene è tutta un’altra storia e si sprecano i commenti e gli articoli sul web che puntano il dito sull’offerta enoturistica italiana. Come se coloro che scrivono, dessero per scontato che sia fatta male.

Fare ospitalità oggi è quello su cui tutte le cantine vinicole, gli agriturismi e le attività agricole vogliono fare. Perché è redditizio, se la clientela è straniera, e perché mai come in questo post pandemia il pubblico si è reso conto del valore di un viaggio, della bellezza dello stare insieme e di quanto ha il nostro paese da offrire.

 

 

Tante le attività proposte durante le visite guidate e le aziende medio grandi possono effettivamente permettersi di assumere un operatore addetto all’accoglienza. Ma come può fare la piccola realtà vitivinicola che può contare solo sulle forze della famiglia? Tanto sentiamo parlare di enoturismo fatto male. Tante frasi sprecate dove ognuno si sente in dovere di segnalare che il turismo fatto bene in Italia è ancora un miraggio e che le aziende agricole non sanno stare al passo con i tempi. Coloro che parlano spesso dimenticano delle oggettive difficoltà economiche e fiscali che le piccole aziende famigliari devono gestire. La sensazione è che tali affermazioni siano il risultato di un viaggio enogastronomico che mette in evidenza la grande incapacità dei nostri agricoltori di tenere testa a paesi come California o come la Francia, dove l’enoturismo è ormai una macchina collaudata.  Troppo facile argomentare senza essere mai stati dalla parte di chi l’ospitalità la offre ogni giorno. Troppo facile puntare il dito sulle piccole realtà vitivinicole italiane che ancora non sanno emergere e distinguersi nel mondo dell’ospitalità.

 

La via di mezzo sta sempre al centro, ovvero trovare l’equilibrio tra una manciata di idee, chiare e concise, da proporre alla clientela e il metterle in pratica in mezzo a mille difficoltà che ogni giorno si presentano. Basti solo pensare che in una piccola azienda famigliare spesso è un figlio o una figlia a dedicarsi all’accoglienza portando i visitatori in cantina e raccontando retaggi storici della famiglia. Quella stessa persona spesso ruba il tempo alla pratiche di ufficio : ordini, fatture, telefonate, spedizioni e documenti doganali da preparare. E quello stesso ufficio spesso diventa anche un luogo dove studiare per preparare l’ultimo esame di enologia o di lingue straniere.

 

 

Guardando l’Italia con obiettività possiamo dire che le famiglie agricole sono forgiate con ferro e fuoco. Che spesso arrivano a dare il meglio nonostante si trovino sul filo di un’equilibrista al circo. La critica serve quando è costruttiva. Se non da nessun apporto e non è di nessuna utilità nella crescita delle piccole imprese agricole, non serve a molto.

Noi di Sommelier Italia crediamo nelle micro realtà italiane che ogni giorno combattono per far quadrare tutto. Le vediamo lavorare e cerchiamo di essere un sostegno ove possibile. Per questo motivo strutturato un corso di formazione specifico per gli operatori dell’enoturismo e non solo per fare numeri, ma perché non passa giorno che non si vedano piccoli disastri legati spesso ad una cattiva organizzazione.

 

L’identità del turista enogastronomico è spesso caratterizzata da giovane e media età, con tanta voglia di divertirsi e di passare qualche ora distante dal caos della città. Le aziende agricole hanno quindi un ruolo sociale di rilevante importanza in questo contesto. Accogliere gli enoturisti diventa una vocazione, un atto fatto di fede e coraggio che premia coloro che, pur facendo le cose in piccolo, dimostrano di aver dedicato del tempo ai particolari.

Il turista, specialmente se straniero, non ha bisogno di effetti speciali. Ha solo voglia di convivialità, di storytelling, di pillole di nuove informazioni sul vino e sulla storia del nostro bellissimo paese. Non ci sono errori e non c’è negligenza negli operatori. Ci sono solo tanti modi per fare esperienza ed arrivare alla consapevolezza che ogni turista non è uguale all’altro e che ogni esperienza in azienda può essere cambiata in corsa per adattarsi perfettamente alle misure degli avventori.

 

Non ci resta che credere che la strada sia quella giusta. Tortuosa ed in salita, ma giusta.  I nuovi modelli di accoglienza altro non sono che l’espressione della grande esperienza sul campo oltre che la conoscenza dei propri luoghi ed una buona dose di passione. Passo dopo passo i nostri agricoltori arriveranno a splendere come chiunque altro nel mondo, anzi, di più.

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